Lola Taddei decide di andare in Russia,
vuole entrare nel campo di concentramento nonchè cimitero di
Oranki. Qui riposa il giovane Piero Menada da 61 anni. Questa è la trascrizione del suo diario.
13 Giugno 2004 Ancora una settimana. Domenica prossima
sarò a Valenza da Andrea e Berta. E l’inizio del viaggio in
Russia. A ritrovare Piero che io penso riusciremo a
riportare in Italia. Vicino a suo padre, a sua madre e anche
un po’ a me. Piero, sei stato il respiro della mia vita, la
mia felicità, la mia disperazione. Come eravamo felici a
Genova; allegri e innamorati. Come eravamo felici anche io a
New York e te a fare la guerra. Non avevamo paura di niente:
fiduciosi e felici. Il tuo sorriso, il tuo saluto sotto il
balconcino a Borgo San Dalmazzo! Io ero felice; eri il mio
fidanzato, eri il mio futuro, eravamo una cosa sola. Ciao
Piero. Ti amavo. Ci amavamo. Quanto abbiamo sognato insieme!
20 giugno Sono a Valenza, alla”Voglina”. Dormo in
una camera bellissima. Sono arrivata qua con Serenella. Ci
ha accompagnato Silvano. Nel pomeriggio è venuto il Signor
Melchiorre con sua moglie Antonietta. Così caro e gentile,
un gentiluomo di altri tempi. Ho tanti pensieri. Adesso
cercherò di dormire. Buona Notte. 21 giugno Ci
siamo svegliati presto tutti! Eravamo alle 6 in cucina a
prendere il café. Alle 6:30 partenza. C’è il sole.
L’avvicinamento a Malpensa difficile. Tanti giri e poche
indicazioni. Alle 8 eravamo all’aeroporto! Finalmente
sono arrivati i passaporti! Eravamo un po’ in pensiero.
Un’ora di coda per il metal detector. Eravamo tantissimi.
Tutto bene. Anche la targa di Piero è passata. Ho avuto la
telefonata anche di Delfina. Che tesoro! Mi ha commosso!
C’è il sole. Il volo è magnifico. Abbiamo mangiato: io anche
un panino e il dolce. Ne avevo proprio bisogno. Tra un’ora
sono a Mosca. Adesso che ho mangiato sto meglio. Vedi,
Serenella, che sono proprio brava? Arrivati a Mosca in
perfetto orario. Poi altra coda per uscire. Tre quarti
d’ora. Era una folla agli sportelli! Ho tenuto bene. Per
prendere il pulmino circa un chilometro. Abbiamo
attraversato i sobborghi di Mosca. Ad un certo punto
quattro enormi “cavalli di Frisia” come monumento . Lì i
Russi hanno fermato i Tedeschi. Erano distese di prati e
boschi. Oggi enormi palazzi di 30 piani dove penso ci
saranno 800/1000 appartamenti. Andrea e Berta, che erano
venuti 15 anni fa non riconoscono più niente. Ho visto il
Teatro Bolschoi, le cupole di San Basilio e il tetro
palazzone del KGB. Fa ancora paura! La mia camera è
ampia con un bel bagno e dà sul fiume. Alle 8 e mezza
scendiamo a cena. Anzi il ristorante è qui sul piano. E un
albergo nuovo ed è stato un ampliamento dell’Hotel Russia,
che era ai tempi l’unico albergo dove potevano andare gli
stranieri. Ho guardato fuori e ho scoperto che le mie
finestre danno sulla Moscova! Mi sembra di essere nelle
pagine di Tolstoi o di Checov. Penso a quante guerre,
passioni, rivoluzioni sono passate da qua. Certo l’inverno
darà a Mosca un mantello misterioso e di tutta bellezza. Ma
anche vista in questo sole è Mosca e non una città come
tante altre.. E piena di veli che la fanno intravedere
attraverso i secoli. E romantica e piena di storia e di
racconti lontani che trasudano da questi enormi palazzi.
22 giugno Arriviamo a Suzdal. Dopo la visita a
Vladimir. Bella la chiesa dell’Annunciazione. Fa caldo. Però
c’è il vento. Mangiamo in un tipico posto dove ci riceve una
ragazza in costume e ci offre il pane e il sale. Il pasto
qui inizia sempre con verdure cotte e panna acida.
Ritorniamo sul pullman ad aria condizionata. Arriviamo
all’albergo di Susdal alle 4:30. E una costruzione bassa. A
un piano molto esteso. Bianca. Nella hall enorme non so
quante sale da pranzo. Le camere sono mille!!! La mia
camera è molto grande e comoda, un bel bagno grande.
Finestra solo con tenda e si va a dormire ancora che è
giorno. Qui c’è il sole di mezzanotte. Lo avevo visto tanti
anni fa, quando tornavo in Italia per ritrovare Piero.
Sono abbastanza tranquilla: i compagni di viaggio sono tutti
simpatici. Andrea e Berta mi sono molto vicini e parliamo
tanto di cose passate e di persone che ho incontrato a
Valenza. Molte sono le cose che mi tornano a galla e anche i
nomi delle persone. Ho messo a fuoco amici che sembravano
dimenticati: Elena, Erminia, sorelle di Jack Clerici. La
J.Serra, alta, con collo lungo, i Ceriana, Giorgio Simenotto
di Villanella Vacava. Insomma sto facendo un cammino a
ritroso. 23 giugno Oggi è il compleanno di
Delfina. C’è il sole. Andiamo a Suzdal per visitare il
monastero dove erano i nostri 2000 soldati. Molti erano
morti, ma i vivi erano utili per i lavori e venivano mandati
nei campi. Ho messo con molta emozione la mia firma e due
parole sul libro degli ospiti. Ma improvvisamente ho avuto
una gran pena: sono uscita nel sole, guardavo queste
“cipolle” dorate della chiesa. E un posto di pace.
Abbiamo fatto una piccola cerimonia davanti al cippo che
ricorda i caduti italiani. Poi a colazione nel convento
delle suore. Bellissimo. Più tardi, verso un altro campo
a 40 km da qui. Si chiama Kameskovo. Un cippo di pietra. Tre
croci alte, nere. Un bosco. Si è messo a piovere e sono
stati momenti carichi di tensione. Lacrime. Zanzare. Per
fortuna avevo con me il gel. Il prurito è passato. Fa
piuttosto fresco. Ogni tanto piove. Ho trovato una scheda e
ho chiamato casa. Ne ero molto contenta. Stasera cena e
poi a dormire! Abbiamo festeggiato Andrea che ha offerto da bere a
tutti. Un vino rosso cabernet della Moldavia. Ottimo.
Sono le 10, tutti a nanna. 24 giugno Sono
sveglia. Sono le 6:30. non piove. Mi vesto. Faccio una
doccia e leggo. Alle dieci torneremo al monastero per
visitare i posti dove vivevano i nostri soldati. Il tempo è
ottimo. Piove di notte rinfresca. Siamo a Suzdal. Una
piccola città molto bella e antica. Carica di chiese ed è
bello vederle nel sole con le loro cupole dorate e colorate.
Di solito le chiese sono due con in mezzo il campanile.
La chiesa grande per l’estate perché sia fresca e la piccola
per l’inverno per poterla scaldare. Una giornata di
visita alla chiesa e al monastero e a quello che era il
lager dei soldati italiani. I quali si erano rifiutati di
venirci perché sapevano che qui c’era il tifo petecchiale e
si moriva. Infatti di 2000 se ne sono salvati 200 !
25 giugno Suzdal. – Nizhny Novgorod Si lascia
l’Hotel e si fa una sosta a Palek dove visitiamo il Museo
delle famose miniature laccate che un tempo erano icone e
col comunismo hanno ripiegato su scatole con scene in
miniatura. Un lavoro molto bello che dà lavoro a tutte le
persone di questa città. In ogni famiglia una persona
che impara questo lavoro artigianale e in quella famiglia si
ripetono gli stessi temi sulle scatole. Facciamo anche una
visita al campo di Taliza. Molto triste e un po’
abbandonato. 26 giugno Notte in un albergo
perfetto. Ci siamo arrivati ieri sera a mezza notte. Siamo
partiti presto per Oranki e questa è la giornata più
emozionante. Ci ha accolto il sindaco e ci ha accompagnato
spiegandoci gli edifici. Ho visto il lager dove Piero era
vissuto pochi mesi. Nel sole è una casa bassa in cemento a
un piano con tante finestre. Davanti c’è uno spiazzo con un
grande albero. Fuori dal cancello c’è a sinistra la chiesa
che allora era un magazzino. Adesso dentro c’è un magnifica
grande icona che rappresenta la Madonna. C’è un crocefisso e
lì ho acceso un cero per i miei cari e per chi non c’è più.
Uscendo dalla Chiesa di faccia c’è l’ospedale. Lì Piero
è morto. Ecco qui si tocca con mano un passato che ci torna
vicino. E un ospedale piccolo che era stracolmo di poveri
ragazzi. Nel venire in qua abbiamo passato la stazione dove
arrivavano i vagoni piombati e poi. A piedi. Nel gelo per
chilometri e chilometri. Ma allora Piero era ancora forte e
forse quel cammino non l’ha fatto troppo soffrire. Io
guardavo quelle distese sconfinate nel verde e nel sole e le
vedevo bianche e gelate. Siamo arrivati con un pulmino
più piccolo al cimitero: un masso roccioso ci dice: “Ai
Caduti Italiani in terra di Russia”. Alberi alti. Si fa la
cerimonia del Silenzio. Si dice la Preghiera del Soldato. Si
piange tutti indistintamente. Inutile cercare un numero o un
nome. Sono tutti insieme i nostri caduti. Con Andrea
cerchiamo un po’ nelle lacrime. Abbiamo capito. Andrea dice:
Piero voleva che tu fossi vicino per dirti che lui resta qua
con i suoi Alpini”. E vero. Mi consola. E all’albero più
bello inchiodiamo la targa. Ten Piero Menada. Accanto c’è un
nastro tricolore. Piero resterà nel tempo eroe che non si
dimentica. Raccogliamo terra di Russia per portarla a
casa. Si ritorna al nostro bus. Si riprende il cammino.
Siamo tutti molto silenziosi. Gabriella e Giorgio fratelli
che avevano 3 e 4 anni quando il loro padre è partito, che
sono cresciuti nel culto di questo soldato mai ritornato.
Franco che non ci ha raccontato niente, che è scoppiato in
singhiozzi. Luisa il cui padre è tornato e che non ha mai
raccontato niente della prigionia. Marisa mi dice che a
Bologna c’è ancora Padre Franzoni di 91 anni ed era a
Oranki. Che ha avuto il tifo. Che vuole sempre tornare a
Oranki. Lucidissimo. Ho dato a Marisa il libro di Piero:
forse anzi certamente lo ha conosciuto e io conto che ci
possa dire qualcosa. Riprendiamo il nostro bus e via. Il
sole è sparito: viaggiamo sotto un acquazzone torrenziale.
Poi di nuovo sole. Ceniamo in un buon ristorante ma nessuno
ha fame. Alle 10:30 siamo a Mosca al nostro albergo.
Ognuno cercherà il riposo. Buona notte. 27 giugno
Visita al Cremino, al tesoro degli zar. Una raccolta di
una bellezza e una ricchezza indescrivibile. Gioielli di
disegni favolosi. Zaffiri e smeraldi grossi come una mano,
incastonati con brillanti di una bellezza senza pari. Ogni
commento inutile. Avevamo deciso di rientrare a piedi.
Abbiamo attraversato i giardini così grandi e sotto il sole
non finivano mai. La piazza resta cintata per una
processione. Visto un taxi io e Berta ci siamo precipitate.
Presto di ritorno all’albergo felici di essere al fresco, un
po’ in riposo. Cena . Abbiamo anche uno sprazzo di
allegria. Marisa ha vinto una scommessa dell’ora di arrivo
da Vladimir. Pietro ha pagato lo champagne. Dopo cena
spendiamo gli ultimi rubli. Domani si riparte.
Ricorderemo sempre tutti questo viaggio. Ricorderemo i
nostri compagni e la commozione che ci ha unito. Adesso devo
trovare Don Franzoni. Ritorno dai miei cari. Rolando,
Serenella, Delfina. Sono stata fortunata in questa mia vita
tormentata. Stasera a casa torno ad essere io nella
realtà di ogni giorno con un pensiero sempre per Piero, che
non sarà mai dimenticato. (Grazie, Lola)
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