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48 … Un ricordo pieno di devota riconoscenza va
rivolto a quegli Ufficiali che volontariamente si
prodigarono nell’assistenza ai compagni ammalati e in
quest’opera di abnegazione sacrificarono la vita: il dottor
Bosi di Pavia, il Tenente Menada di Genova, il Tenente
Supplizi, il Tenente Bresini, il collega austriaco Gomel,
che uscì da una zona immune del campo per curare gli
italiani. Innumerevoli sono i volti che ora, rievocando, mi
tornano alla mente, ma pochi i nomi. Sosti il pensiero del
lettore un istante, in una preghiera che li accolga tutti.
La mia professione di medico mi porterà sempre al capezzale
dei malati e vedrò sempre l’umanità sofferente in lotta
disperata con la morte. Ma spero che il destino non mi
riservi più le ore di angoscia e di mortificazione vissute
in Russia e particolarmente ad Oranki. … pag 214 …
La gioia di questi incontri mi fa dimenticare le sofferenze,
le umiliazioni, le iniquità, le angherie subite. Ma arrivati
a Udine, madri, sorelle, spose, padri, fratelli di soldati
dispersi in Russia, con l’ansia dipinta sul volto, ci
assediano. Labbra tremanti mormorano un nome. “L’ha
conosciuto? L’ha visto? Dov’è morto? Come è morto?”. Fra
scoppi irrefrenabili di pianto vedo mani agitarsi intorno a
me, mani che mi porgono fotografie sbiadite di ragazzi
fiorenti e vigorosi che non sono più tornati. Come faccio,
come posso rispondere a queste angosciose domande che
rivelano un dolore senza tregua? …
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