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74 … La 22° e la quota “Pisello” sono minacciate sin
dall’alba del 19 (dicembre). La compagnia compie prodigi.
Costituisce un problema perfino il rifornimento delle
munizioni: per andarle a prendere bisogna farsi un bel
tratto allo scoperto e sfidare la mira degli artiglieri
nemici. Il Sergente Maggiore Rodolfo Senestro, con una
temeraria sortita, salva il plotone del Tenente Pio Persico.
Il Tenente Percivalle, gravemente ferito, è sostituito dal
Tenente Menada, che affida il comando del suo plotone al
Caporale Gallo. Proprio Gallo, con un contrassalto alla
baionetta, interrompe l’avanzata di una colonna. In sedici
ore di asprissimi scontri la compagnia perde due terzi degli
effettivi, sono feriti o uccisi tutti gli ufficiali. La 22a
resiste anche a una puntata di carri armati e,
all’improvviso indietreggiare dei plotoni tedeschi, è
sorretta dalla speranza di veder spuntare la Julia. A sera
giungono le compagnie del Tolmezzo, avanguardia della
divisione. Il loro apparire coincide con l’assalto
conclusivo dei sovietici all’isolatissima 13a batteria di
D’Amico. Gli artiglieri hanno marciato a piedi portando
sulle spalle le cassette delle munizioni; resistono da
ventiquattr’ore lungo il costone dirimpetto a Novo Kalitva,
ma sono sfiniti e hanno le granate contate. All’eroismo
della 22° si è accoppiato quello dei difensori del
“Pisello”. … pag 80 … Sparano tutti i pezzi del
Saluzzo, sparano i cannoni del gruppo Pinerolo (Tenente
Colonnello Ugo Lucca). Il Maggiore Boniperti, Comandante del
Battaglione, impiega la 21a compagnia del Capitano
Chiaffredo Rabo, richiama la 22a del Tenente Pietro Menada,
in riposo a Staro Kalitva, manda in prima linea anche il
plotone zappatori del Tenente Roberto Savoino. Niente, però,
sembra fermare i sovietici. Superano il campo minato,
superano il fossato anticarro, giungono davanti ai
reticolati: cadono a grappoli sotto il fuoco delle
mitragliatrici, ma non demordono. Per bloccarli il
Sottotenente Stefano Ramello guida una carica con baionetta
in una mano e bomba nell’altra. Gli scatenati soldati
dell’Armata Rossa insistono: gli ufficiali urlano ordini al
megafono, i soldati procedono con sprezzo assoluto della
vita, vengono avanti per linee orizzontali come se stessero
partecipando ad una esercitazione. Gli italiani fanno quasi
un tiro al bersaglio, tuttavia la situazione resta in
bilico. Un colpo di mortaio elimina gli artiglieri di un
cannoncino da 47/32, il Tenente Leo Bombardini si precipita
al pezzo: carica e spara da solo. Un pattuglione prova a
infiltrarsi nella terra di nessuno, tra il caposaldo Vignolo
e il Tolmezzo. Il Tenente Grignaschi, lì appostato, afferra
il telefono per avvisare quelli della Julia: la linea
purtroppo è muta. Allora uno dei suoi genieri, Gino Posocco,
si avvia sulla Kalitva gelata per raggiungere le postazioni
del Tolmezzo e avvertirli del pericolo. Insaccati nei
cappotti che ne limitano i movimenti, sferzati dal terribile
Vieter, il vento del nord-est siberiano, i cui soffi
tagliano la faccia, immersi in un –38° che impedisce persino
di parlare, gli alpini rimangono aggrappati alle posizioni.
Si chiedono che cosa c’entrino con questa guerra a
quattromila chilometri da casa. Che abbiano dinanzi dei
senzadio, profanatori della religione e delle chiese, appare
il misero sotterfugio di una stolta propaganda. Il magnifico
comportamento del Saluzzo induce gli assalitori a
concentrarsi nel settore della Julia. … pag 156 …
La colonna di Battisti arriva ad Annovka, venti chilometri
prima di Popovka, soltanto al mattino. Il Saluzzo entra per
ultimo in città alle 11,00: ha impiegato diciotto ore per
coprire venticinque chilometri. … Alle 15,00 Battisti
ordina alla sua schiera di riprendere il cammino.
L’eccessiva calma esterna lo induce a predisporre la 22a del
Saluzzo per la difesa dell’abitato sino all’uscita
dell’ultimo alpino. Mossa previdente. Reparti regolari e
partigiani cercano d’imbottigliare la retroguardia. Il
comandante della compagnia, Tenente Menada, riesce a
evitarlo, però si ritrova accerchiato. Un furibondo assalto
all’arma bianca consente alla 22a di sgusciare via. Poco
prima del buio la colonna Battisti s’attesta nel villaggio
di Ivankov, non lontano da Popovka, alla quale si avvicina
pure la colonna Manfredi. La Cuneense è già in affanno. …
pag 338 Valujki … Sulle creste nemici ovunque.
Ricagno viene subito portato a Valujki, si ritrova nella
stessa stanza con Battisti e Pascolini. La loro cattività si
concluderà soltanto nel 1950. Resiste il Saluzzo, ma è
bersagliato dai cannoni, e nella sua direzione avanzano
alcuni T34, sui cui scafi soldati e soldatesse cantano e
ridono al suono di una fisarmonica. Gli alpini li prendono
di mira, ne abbattono un bel po’, però scatenano la reazione
dei micidiali carri armati. Il cannone da 76 e le quattro
mitragliatrici pesanti sputano un volume di fuoco
impressionante. Due ragazzi della 21a compagnia s’aggrappano
alla coda, si issano fino alla torretta, alzano la calotta e
buttano le bombe dentro. Saltano in aria insieme al mostro
d’acciaio. Il Maggiore Amedeo Raselli, ultimo Comandante del
Borgo San Dalmazzo, il Capitano Vittorio Ferraro, Comandante
la compagnia comando del 2°, e il Tenente Pietro Menada
della 22a non si danno per vinti. Con circa 50 alpini
riescono a superare la ferrovia e il fiume Valuj, puntano su
un boschetto, ma vengono individuati. Si riparano dietro una
casa, tuttavia proprio dal boschetto esce uno squadrone di
cavalleggeri con il sostegno dei blindati. Nella
violentissima sparatoria cade il Maggiore Raselli. Il
Capitano Ferraro e il Tenente Menada guidano un’assalto
all’arma bianca, al quale in pochi sopravvivono per essere
avviati verso un campo di prigionia. …
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