Paola Menada
Reggio Emilia, 22 novembre 1903
Reggio Emilia, 22 ottobre 2002




Centoventesimo anno dalla nascita di Paola Menada. Giornata di studio tenutasi presso la Sala del Tricolore del Comune di Reggio Emilia il 22 Novembre 2023 sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

 

Estratto dal Bollettino Storico Reggiano; una biografia della Sorella Paola, di Lucia Bosi, link qui.

Da Sinistra: Giovanni Menada, Mariacarla Sidoli Terrachini, Alessandra Grisanti, Antonia Ferrari, Chiara Marasco, Mario Restuccia, Eleonora Florence Guarino, Franca Caporali Vaglio, Caterina Del Monte, Giuseppe Adriano Rossi



LE INFERMIERE VOLONTARIE DELLA CROCE ROSSA ITALIANA
Un po' di storia ed informazioni, illustrate da
Sorella Franca Caporali Vaglio

LA CROCE ROSSA
“Bisognerebbe che le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio della neutralità dei combattenti feriti o gravemente malati, per tutto il tempo della cura".
Da queste parole, pronunciate dal medico italiano Ferdinando Palasciano all’Accademia Pontiniana, nasce la prima idea di Croce Rossa.
Sarà poi Henry Dunant, cittadino svizzero presente sui campi di battaglia di Solferino e San Martino, colpito dalle atrocità di quel conflitto, a raccoglierla e metterla in pratica.
L’opera di Dunant sfociò nelle Conferenze Internazionali del 26 Ottobre 1863 e 22 Agosto 1864 che portarono alla Convenzione Internazionale di Ginevra, che sancì il principio della neutralità dei malati e dei feriti in tempo di guerra e riconobbe la fondazione di comitati volontari. Questi, per distinguersi sui campi di battaglia, ebbero come emblema una croce rossa in campo bianco (mezza luna rossa per i Paesi musulmani, leone e sole rosso per l’Iran). La Convenzione del 1864 fu seguita da altre tre Convenzioni con le quali i benefici contenuti nella prima furono estesi ai marinai, ai prigionieri di guerra, ai civili.
Organo promotore delle attività è ancora oggi il Comitato internazionale di Croce Rossa (CICR), costituito nel 1863 con sede a Ginevra, che ha il compito di vigilare sul rispetto delle Convenzioni Internazionali.
Al CICR è affiancata la Lega delle Società di Croce Rossa costituita nel 1919 con sede a Ginevra, amministrata da un Comitato esecutivo composto dai delegati delle Società Nazionali.
La Croce Rossa si regge su sette Princìpi Fondamentali:
Umanità - Neutralità - Imparzialità - Indipendenza - Volontariato - Unità - Universalità.

LA CROCE ROSSA ITALIANA
Fu costituita per iniziativa dell’Associazione Medica di Milano il 15 Giugno 1864 quale “Comitato milanese dell’Associazione italiana per il soccorso ai feriti e malati di guerra”.
Dopo l’Unità d’Italia cedette le prerogative di organo centrale al Comitato costituitosi a Roma.
Presso il Comitato Centrale della CRI risiedono da sempre i Vertici delle Componenti Volontaristiche:
 Corpo Militare
 Corpo delle Infermiere Volontarie
 Volontari del Soccorso
 Donatori di sangue

FLORENCE NIGHTINGALE (Firenze 1820 - Londra 1910)
Giovane inglese di buona famiglia, rinunciò agli agi della sua condizione sociale per dedicarsi all’assistenza dei malati. Questa vocazione sfociò successivamente in un preciso impegno di lavoro nel settore dei problemi ospedalieri grazie anche alle esperienze compiute in Germania e in Francia. Nel 1854 scoppiò la guerra di Crimea e Florence offrì al Ministro della Guerra inglese la propria esperienza a favore dei Servizi Sanitari dell’esercito di cui il conflitto in atto aveva evidenziato le grandi carenze: soldati in condizioni disumane, igiene inesistente, sovraffollamento, altissimo pericolo di contagio, scarichi fognari a vista, nessun ricambio d’aria, nuove infezioni ogni giorno, alimentazione insufficiente e personale medico in numero assolutamente inadeguato. Insieme a 38 infermiere da lei stessa istruite si recò a Scutari presso il Barrak Hospital e dovette combattere contro la prevenzione e l’ostilità dei medici militari, ma alla fine, appoggiata dall’opinione pubblica inglese, riuscì a imporre la sua linea e riorganizzò l’assistenza agli infermi e ai convalescenti. Si narra che, durante il suo servizio, in quello che lei stessa descrisse come regno dell’inferno, Florence si aggirava anche di notte, armata di una lampada e di infinita buona volontà per confortare, assistere, incoraggiare, dare speranza. Da qui il nome di Signora della Lampada, l’angelo che anche di notte veglia e assiste. Una volta tornata in patria continuò la sua opera e sensibilizzò l’opinione pubblica e lo Stato Maggiore britannico per attuare una radicale riforma dei servizi sanitari e assistenziali dei malati e dei feriti in guerra. Fondò una Scuola per Infermiere che segnò l’inizio dei moderni metodi infermieristici e operò la divulgazione dei principi di igiene presso la popolazione. La storia personale di Florence Nightingale è legata alla nascita della Croce Rossa. Infatti, Henry Dunant, padre fondatore, si ispirò proprio al servizio di infermiere che la Nightingale organizzò durante la Guerra di Crimea. Da Florence Nightingale prende nome la più alta e ambita delle onorificenze della Croce Rossa Internazionale.

IL CORPO DELLE INFERMIERE VOLONTARIE DELLA CROCE ROSSA ITALIANA
Il primo Corso di formazione per Infermiere della CRI venne organizzato a Milano nel 1906 da un gruppo di donne sensibili al problema dell'assistenza agli infermi. L’iniziativa si diffuse poi in altre città Genova, Firenze, Bologna, Modena, Palermo e Roma dove nel 1908 il Corso fu inaugurato con il patrocinio della regina Elena del Montenegro. Il 9 febbraio 1908 nasceva ufficialmente il Corpo delle Infermiere Volontarie, con l’apertura della Scuola presso l’Ospedale Militare del Celio, sotto l’alto patrocinio della stessa Regina Elena. Già un migliaio di Infermiere, tra diplomate e allieve, costituiva il personale disponibile sul territorio nazionale e 260 di esse furono subito mobilitate per i soccorsi nel disastroso terremoto di Messina verificatosi in quell'anno. Nel 1911 il Corpo partecipò al soccorso dei feriti sulla nave Menfi durante il conflitto italo-turco cui presero parte circa 60 Infermiere tra le quali la Duchessa d'Aosta.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915 - 1918
L'approssimarsi dell'entrata in guerra dell'Italia contro gli Imperi centrali, fece sì che le iscrizioni ai corsi si moltiplicassero, tanto che alla vigilia del primo conflitto mondiale il Corpo contava circa 4000 Infermiere che raddoppiarono nel corso del conflitto raggiungendo le 8.500 unità sotto la guida della Duchessa d'Aosta. Le Infermiere furono impiegate, oltre che nelle Unità Sanitarie sulla linea del fronte, anche in tutte quelle strutture ospedaliere sorte ovunque sul territorio italiano, per sopperire alle necessità dei militari feriti. Strutture spesso improvvisate in ville private, conventi, edifici pubblici, persino il Quirinale, trasformati in ospedali di fortuna, che si trovavano nelle immediate retrovie dove le Sorelle lavorarono ininterrottamente per tutto il periodo bellico. Oltre alla cura dei feriti, dovevano occuparsi del guardaroba, della farmacia, delle cucine e di quant'altro necessitava. Operavano anche sui treni ospedale che facevano la spola tra il fronte e le retrovie con il loro carico di feriti; e se la guerra mieteva vittime sul fronte, una terribile epidemia di Spagnola si portò via milioni di vite nel mondo e anche molte Sorelle perirono, contagiate dal morbo. Molte, alla fine del conflitto, furono le Infermiere decorate al valor militare e tra esse la Duchessa che non mancò mai di portare il suo incoraggiamento alle Sorelle anche sotto i bombardamenti sulla linea del fronte. In totale gli ospedali territoriali della Croce Rossa Italiana furono 204 con circa 30.000 posti letto. Furono mobilitate in totale 7.320 Infermiere Volontarie.

IL VENTENNIO TRA LE DUE GUERRE
Grazie all'infaticabile opera prestata in tempo di guerra, le Infermiere Volontarie, dapprima tollerate, poi accettate con riserva in un ambiente prettamente maschile, si erano meritate sul campo la stima e la considerazione unanime, tanto da divenire ormai parte integrante della Sanità Militare e da poter operare negli ospedali militari che divennero anche scuole per allieve infermiere. La loro opera si estese anche agli ospedali civili, alle strutture assistenziali quali colonie estive, dispensari antitubercolari e antimalarici, ambulatori e assistenza domiciliare.
A partire dal 1935, a seguito della conquista dell'Africa Orientale Italiana numerose Sorelle vennero imbarcate sulle navi-ospedale che raccoglievano i feriti di quelle guerre per ricondurli in patria. Fu inoltre loro affidata l'assistenza delle famiglie dei coloni che si imbarcavano per raggiungere le nuove terre d'Africa e, non molti anni dopo, l’assistenza a quegli stessi nel loro viaggio di ritorno, quali profughi rimpatriati delle ex colonie. Le Infermiere vennero stanziate negli ospedali militari in Etiopia, Somalia, Abissinia, Libia ed Eritrea dove, oltre alla cura dei nostri soldati, provvedevano anche all'assistenza della popolazione civile.
Nel 1936 le Infermiere Volontarie furono al seguito del contingente di volontari partiti dall'Italia per combattere nella Guerra Civile Spagnola, una sorta di grande prova per la guerra mondiale che si sarebbe scatenata di lì a pochi anni.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1940 - 1945
All'atto della dichiarazione di guerra furono mobilitati anche tutti i Corpi Sanitari compreso il Corpo Militare della CRI e quello delle Infermiere Volontarie.
Nel 1939 era stata nominata Ispettrice Nazionale Maria Josè Principessa di Piemonte. Allo scoppio della guerra, il 10 Giugno del 1940, il Corpo si trovò a dover fare fronte a molteplici esigenze: ospedali militari, ospedali da campo, treni e navi ospedale, ospedali extra territoriali, ovunque c'era necessità di un'assistenza costante e competente e le Infermiere risposero all'appello. L'opera preziosa e insostituibile delle Infermiere Volontarie ebbe un riconoscimento concreto quando il Governo decise di rendere legge dello Stato il Regolamento del Corpo con decreto del 12 Maggio 1942 n°. 918.
Furono lunghi anni di sacrificio in una guerra che non aveva fronti e si estendeva verso altri continenti, in terre lontane, riarse dal caldo o indurite dal ghiaccio, dove le Sorelle costituivano spesso l'unica presenza femminile e rappresentavano per i soldati l'immagine di affetti lontani, cura per le ferite del corpo e conforto per chi non sarebbe più tornato. Notevole fu il contributo delle Infermiere Volontarie sulle navi-ospedale per il trasporto dei feriti dalle terre d'Africa e per il salvataggio dei naufraghi. Al seguito delle truppe italiane nella campagna d'Africa, nella campagna di Russia, d'Albania, di Jugoslavia, restano di quelle missioni testimonianze fotografiche, diari, libri di memorie, racconti che ci tramandano l'eroismo quotidiano di tante Sorelle, donne giovani, meno giovani, aristocratiche e borghesi, donne forti che seppero resistere e soffrire come soldati, con i soldati.

IL DOPOGUERRA
La fine della guerra significò anche la conta delle Infermiere cadute nell'adempimento del proprio dovere: 18 di cui due fucilate dai tedeschi e due decedute in campo di concentramento.
Con l'avvento della Repubblica la carica di Ispettrice Nazionale, ricoperta da Maria Josè di Savoia fino al 1946, divenne vacante e la stessa Regina nominò reggente Sorella Paola Menada, poi confermata Ispettrice Nazionale, che diresse il Corpo fino al 1976.
Il dopoguerra, tempo di disperazione, di miseria, di macerie, vide il Corpo nella necessità di riorganizzarsi e di stringere le fila. Gli eventi successivi all'8 settembre del 1943 avevano diviso l'Italia e gli italiani; anche le Infermiere Volontarie avevano dovuto fare scelte di campo, non certo scelte politiche quanto piuttosto contingenti, e dopo la guerra fu riconosciuto alle Sorelle, come ai sanitari del Corpo Militare CRI, che il loro agire era stato del tutto conforme ai principi umanitari e alle Convenzioni Internazionali della Croce Rossa.

IL SECONDO DOPOGUERRA
Nel secondo dopoguerra, sotto la direzione di Sorella Paola Menada, dal 1951 al 1955 in occasione della Guerra di Corea, le crocerossine lavorarono presso l’Ospedale da Campo n. 68 della Croce Rossa Italiana, inquadrato nell'8° Armata USA al seguito delle Forze dell'ONU.
Da allora le Infermiere hanno preso parte a tutte le Emergenze Nazionali: alluvione del Polesine (1951), disastro del Vajont (1963), alluvione dell'Arno (1966), terremoto del Belice (1968), terremoto del Friuli (1976), terremoto dell’Irpinia (1981), alluvione della Valtellina (1987), assistenza ai profughi albanesi in Italia (dal 1991), accoglienza e cura dei feriti provenienti dalla Bosnia (dal 1993), terremoti di Umbria-Marche (1997), del Molise (2002), de L’Aquila (2009), dell’Emilia Romagna (2012), di Amatrice e Italia Centrale (2016-2017). Dal 2011 in prima fila nell’Emergenza migranti a Lampedusa e Mineo; dal 2017 inserite nel Progetto PASSIM (Primissima Assistenza e Soccorso Sanitario In Mare) in collaborazione con i Ministeri dell’Interno, Salute e Difesa sotto la direzione della Marina Militare.
Inoltre, Corpo Infermiere ha partecipato, nell'ultimo ventennio, anche a emergenze internazionali, inviando le Sorelle negli Ospedali Militari delle Forze Multinazionali che hanno operato in varie zone del Mondo. Dalla prima esperienza del Libano sono state presenti in Somalia (dove ha trovato la morte la giovane Sorella Cristina Luinetti), Mozambico, Turchia, Bosnia, Albania, Kosovo, Iraq, Hebron e Kabul con le forze ONU, Giordania, Medio Oriente, Pakistan e Sud Est Asiatico.

Con la Legge 25 giugno 1985, n. 342, il Presidente della Repubblica ha concesso l'uso della bandiera nazionale al Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI, per gli alti meriti civili e militari resi alla nazione, pluridecorata.

IL CORPO OGGI
Il Corpo delle Infermiere Volontarie, già disciplinato dal Regio Decreto del 1942, dal 2010 è regolamentato da un Decreto del Presidente della Repubblica. Così come il Corpo Militare della CRI, è Ausiliario delle FF.AA., cioè collabora e supporta le FF.AA. in attività ordinarie e operative.
Dopo un corso biennale teorico-pratico, secondo programmi approvati dal Ministero della Sanità e della Difesa, e successive possibilità di specializzazione a fianco delle FF.AA. o all’interno della Croce Rossa, le Infermiere Volontarie sono oggi presenti, ove richieste e necessarie, in ogni settore della vita civile; fanno parte di diritto del personale mobilitabile della Protezione Civile e delle Forze Armate. Sono attivate in occasione di calamità nazionali e internazionali e partecipano alle missioni di pace, a fianco delle Forze Armate e della CRI.
Sono destinate a prestare servizio di assistenza e conforto agli infermi nelle unità sanitarie territoriali e mobili della Croce Rossa Italiana o delle Forze Armate; nella difesa civile e sanitaria delle popolazioni; nei soccorsi alle popolazioni in caso di epidemie e pubbliche calamità; nel campo igienico-sanitario e assistenziale in genere, nella profilassi delle malattie infettive, nell'assistenza sanitaria e nella divulgazione e formazione dell'educazione sanitaria e del Diritto Internazionale Umanitario a favore della popolazione e del personale delle FF.AA.
Il servizio prestato dalle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana è gratuito.

Quella dell’Infermiera Volontaria non è una professione, ma una scelta di vita per la quale occorre una vera e propria vocazione al di sopra di ogni interesse personale. Colei che sceglie di diventare Infermiera Volontaria dovrà avere ben chiaro e definito ciò che il Corpo si aspetta da lei e con quale spirito dovrà vivere la propria scelta. È una scelta etica legata alla sensibilità, alla consapevolezza, alle proprie convinzioni.
Ancora oggi, a oltre un secolo dalla scomparsa di Florence Nightingale, in occasione della consegna dei diplomi alle nuove Infermiere Volontarie CRI viene celebrata la Cerimonia della Lampada, con il passaggio di una lanterna accesa, simbolo della “Luce”, del sacrificio, dell’abnegazione e dello spirito di servizio, dalle Infermiere Volontarie alle neo diplomate. Una tradizione lunga oltre 100 anni, durante i quali è rimasto immutato l’impegno quotidiano per coloro che necessitano di cure, secondo il motto delle Infermiere Volontarie CRI “Ama, Conforta, Lavora, Salva”.

Da quel lontano giorno in cui Florence Nightingale ebbe la nobile ispirazione di raccogliere intorno alla sua iniziativa umanitaria un gruppo di volonterose che si dedicassero alla cura dei bisognosi, molte cose sono cambiate nel campo infermieristico e anche nel Corpo delle Infermiere Volontarie.
Oggi, operare in ambito sanitario significa possedere cognizioni altamente specialistiche e attitudini psico-fisiche, requisiti indispensabili per qualificare professionalmente un’infermiera, ma soprattutto la spinta verso la solidarietà umana che è insita nella scelta iniziale. Sono i valori morali, civili, sociali e individuali che hanno tenuto in vita e dato un senso all’esistenza del Corpo per quasi un secolo e che hanno sorretto l’opera di chi ci ha preceduto, talvolta fino all’estremo sacrificio. L’Infermiera Volontaria non sceglie un “lavoro”, sceglie un’idea, non sceglie una “professione”, sceglie un servizio, non sceglie per “avere” ma per dare.
L’oleografia e la letteratura tradizionali hanno rappresentato la “crocerossina” nell’immaginario collettivo, come l’angelo della corsia, l’eroina in pectore, di solito giovane, bella, vittima dei propri slanci umanitari, nobile d’animo e di origini.
Tutto ciò è letteratura da romanzo rosa o è stato vero molto raramente, ma ha contribuito a dare dell’Infermiera Volontaria un’immagine cristallizzata, romantica, un’immagine da superare, ma non da ripudiare. La tradizione è il nostro passato, la nostra storia; ci appartiene anche se non l’abbiamo direttamente vissuta, è parte di noi perché noi siamo parte del Corpo. La “poesia” cede il posto alla professionalità, alle conoscenze tecniche, alla competenza, all’operatività: questo ci chiede la società attuale e il nostro impegno è saper dare riscontro a queste esigenze.