LE INFERMIERE VOLONTARIE
DELLA CROCE ROSSA ITALIANA Un po' di storia ed informazioni,
illustrate da Sorella Franca Caporali Vaglio
LA CROCE ROSSA “Bisognerebbe che le potenze belligeranti,
nella dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il
principio della neutralità dei combattenti feriti o gravemente
malati, per tutto il tempo della cura". Da queste parole,
pronunciate dal medico italiano Ferdinando Palasciano
all’Accademia Pontiniana, nasce la prima idea di Croce Rossa.
Sarà poi Henry Dunant, cittadino svizzero presente sui campi di
battaglia di Solferino e San Martino, colpito dalle atrocità di
quel conflitto, a raccoglierla e metterla in pratica. L’opera
di Dunant sfociò nelle Conferenze Internazionali del 26 Ottobre
1863 e 22 Agosto 1864 che portarono alla Convenzione
Internazionale di Ginevra, che sancì il principio della neutralità
dei malati e dei feriti in tempo di guerra e riconobbe la
fondazione di comitati volontari. Questi, per distinguersi sui
campi di battaglia, ebbero come emblema una croce rossa in campo
bianco (mezza luna rossa per i Paesi musulmani, leone e sole rosso
per l’Iran). La Convenzione del 1864 fu seguita da altre tre
Convenzioni con le quali i benefici contenuti nella prima furono
estesi ai marinai, ai prigionieri di guerra, ai civili. Organo
promotore delle attività è ancora oggi il Comitato internazionale
di Croce Rossa (CICR), costituito nel 1863 con sede a Ginevra, che
ha il compito di vigilare sul rispetto delle Convenzioni
Internazionali. Al CICR è affiancata la Lega delle Società di
Croce Rossa costituita nel 1919 con sede a Ginevra, amministrata
da un Comitato esecutivo composto dai delegati delle Società
Nazionali. La Croce Rossa si regge su sette Princìpi
Fondamentali: Umanità - Neutralità - Imparzialità -
Indipendenza - Volontariato - Unità - Universalità.
LA
CROCE ROSSA ITALIANA Fu costituita per iniziativa
dell’Associazione Medica di Milano il 15 Giugno 1864 quale
“Comitato milanese dell’Associazione italiana per il soccorso ai
feriti e malati di guerra”. Dopo l’Unità d’Italia cedette le
prerogative di organo centrale al Comitato costituitosi a Roma.
Presso il Comitato Centrale della CRI risiedono da sempre i
Vertici delle Componenti Volontaristiche: Corpo Militare
Corpo delle Infermiere Volontarie Volontari del Soccorso
Donatori di sangue
FLORENCE NIGHTINGALE (Firenze 1820 -
Londra 1910) Giovane inglese di buona famiglia, rinunciò agli
agi della sua condizione sociale per dedicarsi all’assistenza dei
malati. Questa vocazione sfociò successivamente in un preciso
impegno di lavoro nel settore dei problemi ospedalieri grazie
anche alle esperienze compiute in Germania e in Francia. Nel 1854
scoppiò la guerra di Crimea e Florence offrì al Ministro della
Guerra inglese la propria esperienza a favore dei Servizi Sanitari
dell’esercito di cui il conflitto in atto aveva evidenziato le
grandi carenze: soldati in condizioni disumane, igiene
inesistente, sovraffollamento, altissimo pericolo di contagio,
scarichi fognari a vista, nessun ricambio d’aria, nuove infezioni
ogni giorno, alimentazione insufficiente e personale medico in
numero assolutamente inadeguato. Insieme a 38 infermiere da lei
stessa istruite si recò a Scutari presso il Barrak Hospital e
dovette combattere contro la prevenzione e l’ostilità dei medici
militari, ma alla fine, appoggiata dall’opinione pubblica inglese,
riuscì a imporre la sua linea e riorganizzò l’assistenza agli
infermi e ai convalescenti. Si narra che, durante il suo servizio,
in quello che lei stessa descrisse come regno dell’inferno,
Florence si aggirava anche di notte, armata di una lampada e di
infinita buona volontà per confortare, assistere, incoraggiare,
dare speranza. Da qui il nome di Signora della Lampada, l’angelo
che anche di notte veglia e assiste. Una volta tornata in patria
continuò la sua opera e sensibilizzò l’opinione pubblica e lo
Stato Maggiore britannico per attuare una radicale riforma dei
servizi sanitari e assistenziali dei malati e dei feriti in
guerra. Fondò una Scuola per Infermiere che segnò l’inizio dei
moderni metodi infermieristici e operò la divulgazione dei
principi di igiene presso la popolazione. La storia personale di
Florence Nightingale è legata alla nascita della Croce Rossa.
Infatti, Henry Dunant, padre fondatore, si ispirò proprio al
servizio di infermiere che la Nightingale organizzò durante la
Guerra di Crimea. Da Florence Nightingale prende nome la più alta
e ambita delle onorificenze della Croce Rossa Internazionale.
IL CORPO DELLE INFERMIERE VOLONTARIE DELLA CROCE ROSSA
ITALIANA Il primo Corso di formazione per Infermiere della CRI
venne organizzato a Milano nel 1906 da un gruppo di donne
sensibili al problema dell'assistenza agli infermi. L’iniziativa
si diffuse poi in altre città Genova, Firenze, Bologna, Modena,
Palermo e Roma dove nel 1908 il Corso fu inaugurato con il
patrocinio della regina Elena del Montenegro. Il 9 febbraio 1908
nasceva ufficialmente il Corpo delle Infermiere Volontarie, con
l’apertura della Scuola presso l’Ospedale Militare del Celio,
sotto l’alto patrocinio della stessa Regina Elena. Già un migliaio
di Infermiere, tra diplomate e allieve, costituiva il personale
disponibile sul territorio nazionale e 260 di esse furono subito
mobilitate per i soccorsi nel disastroso terremoto di Messina
verificatosi in quell'anno. Nel 1911 il Corpo partecipò al
soccorso dei feriti sulla nave Menfi durante il conflitto
italo-turco cui presero parte circa 60 Infermiere tra le quali la
Duchessa d'Aosta.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915 - 1918
L'approssimarsi dell'entrata in guerra dell'Italia contro gli
Imperi centrali, fece sì che le iscrizioni ai corsi si
moltiplicassero, tanto che alla vigilia del primo conflitto
mondiale il Corpo contava circa 4000 Infermiere che raddoppiarono
nel corso del conflitto raggiungendo le 8.500 unità sotto la guida
della Duchessa d'Aosta. Le Infermiere furono impiegate, oltre che
nelle Unità Sanitarie sulla linea del fronte, anche in tutte
quelle strutture ospedaliere sorte ovunque sul territorio
italiano, per sopperire alle necessità dei militari feriti.
Strutture spesso improvvisate in ville private, conventi, edifici
pubblici, persino il Quirinale, trasformati in ospedali di
fortuna, che si trovavano nelle immediate retrovie dove le Sorelle
lavorarono ininterrottamente per tutto il periodo bellico. Oltre
alla cura dei feriti, dovevano occuparsi del guardaroba, della
farmacia, delle cucine e di quant'altro necessitava. Operavano
anche sui treni ospedale che facevano la spola tra il fronte e le
retrovie con il loro carico di feriti; e se la guerra mieteva
vittime sul fronte, una terribile epidemia di Spagnola si portò
via milioni di vite nel mondo e anche molte Sorelle perirono,
contagiate dal morbo. Molte, alla fine del conflitto, furono le
Infermiere decorate al valor militare e tra esse la Duchessa che
non mancò mai di portare il suo incoraggiamento alle Sorelle anche
sotto i bombardamenti sulla linea del fronte. In totale gli
ospedali territoriali della Croce Rossa Italiana furono 204 con
circa 30.000 posti letto. Furono mobilitate in totale 7.320
Infermiere Volontarie.
IL VENTENNIO TRA LE DUE GUERRE
Grazie all'infaticabile opera prestata in tempo di guerra, le
Infermiere Volontarie, dapprima tollerate, poi accettate con
riserva in un ambiente prettamente maschile, si erano meritate sul
campo la stima e la considerazione unanime, tanto da divenire
ormai parte integrante della Sanità Militare e da poter operare
negli ospedali militari che divennero anche scuole per allieve
infermiere. La loro opera si estese anche agli ospedali civili,
alle strutture assistenziali quali colonie estive, dispensari
antitubercolari e antimalarici, ambulatori e assistenza
domiciliare. A partire dal 1935, a seguito della conquista
dell'Africa Orientale Italiana numerose Sorelle vennero imbarcate
sulle navi-ospedale che raccoglievano i feriti di quelle guerre
per ricondurli in patria. Fu inoltre loro affidata l'assistenza
delle famiglie dei coloni che si imbarcavano per raggiungere le
nuove terre d'Africa e, non molti anni dopo, l’assistenza a quegli
stessi nel loro viaggio di ritorno, quali profughi rimpatriati
delle ex colonie. Le Infermiere vennero stanziate negli ospedali
militari in Etiopia, Somalia, Abissinia, Libia ed Eritrea dove,
oltre alla cura dei nostri soldati, provvedevano anche
all'assistenza della popolazione civile. Nel 1936 le Infermiere
Volontarie furono al seguito del contingente di volontari partiti
dall'Italia per combattere nella Guerra Civile Spagnola, una sorta
di grande prova per la guerra mondiale che si sarebbe scatenata di
lì a pochi anni.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1940 - 1945
All'atto della dichiarazione di guerra furono mobilitati anche
tutti i Corpi Sanitari compreso il Corpo Militare della CRI e
quello delle Infermiere Volontarie. Nel 1939 era stata nominata
Ispettrice Nazionale Maria Josè Principessa di Piemonte. Allo
scoppio della guerra, il 10 Giugno del 1940, il Corpo si trovò a
dover fare fronte a molteplici esigenze: ospedali militari,
ospedali da campo, treni e navi ospedale, ospedali extra
territoriali, ovunque c'era necessità di un'assistenza costante e
competente e le Infermiere risposero all'appello. L'opera preziosa
e insostituibile delle Infermiere Volontarie ebbe un
riconoscimento concreto quando il Governo decise di rendere legge
dello Stato il Regolamento del Corpo con decreto del 12 Maggio
1942 n°. 918. Furono lunghi anni di sacrificio in una guerra
che non aveva fronti e si estendeva verso altri continenti, in
terre lontane, riarse dal caldo o indurite dal ghiaccio, dove le
Sorelle costituivano spesso l'unica presenza femminile e
rappresentavano per i soldati l'immagine di affetti lontani, cura
per le ferite del corpo e conforto per chi non sarebbe più
tornato. Notevole fu il contributo delle Infermiere Volontarie
sulle navi-ospedale per il trasporto dei feriti dalle terre
d'Africa e per il salvataggio dei naufraghi. Al seguito delle
truppe italiane nella campagna d'Africa, nella campagna di Russia,
d'Albania, di Jugoslavia, restano di quelle missioni testimonianze
fotografiche, diari, libri di memorie, racconti che ci tramandano
l'eroismo quotidiano di tante Sorelle, donne giovani, meno
giovani, aristocratiche e borghesi, donne forti che seppero
resistere e soffrire come soldati, con i soldati.
IL
DOPOGUERRA La fine della guerra significò anche la conta delle
Infermiere cadute nell'adempimento del proprio dovere: 18 di cui
due fucilate dai tedeschi e due decedute in campo di
concentramento. Con l'avvento della Repubblica la carica di
Ispettrice Nazionale, ricoperta da Maria Josè di Savoia fino al
1946, divenne vacante e la stessa Regina nominò reggente Sorella
Paola Menada, poi confermata Ispettrice Nazionale, che diresse il
Corpo fino al 1976. Il dopoguerra, tempo di disperazione, di
miseria, di macerie, vide il Corpo nella necessità di
riorganizzarsi e di stringere le fila. Gli eventi successivi all'8
settembre del 1943 avevano diviso l'Italia e gli italiani; anche
le Infermiere Volontarie avevano dovuto fare scelte di campo, non
certo scelte politiche quanto piuttosto contingenti, e dopo la
guerra fu riconosciuto alle Sorelle, come ai sanitari del Corpo
Militare CRI, che il loro agire era stato del tutto conforme ai
principi umanitari e alle Convenzioni Internazionali della Croce
Rossa.
IL SECONDO DOPOGUERRA Nel secondo dopoguerra,
sotto la direzione di Sorella Paola Menada, dal 1951 al 1955 in
occasione della Guerra di Corea, le crocerossine lavorarono presso
l’Ospedale da Campo n. 68 della Croce Rossa Italiana, inquadrato
nell'8° Armata USA al seguito delle Forze dell'ONU. Da allora
le Infermiere hanno preso parte a tutte le Emergenze Nazionali:
alluvione del Polesine (1951), disastro del Vajont (1963),
alluvione dell'Arno (1966), terremoto del Belice (1968), terremoto
del Friuli (1976), terremoto dell’Irpinia (1981), alluvione della
Valtellina (1987), assistenza ai profughi albanesi in Italia (dal
1991), accoglienza e cura dei feriti provenienti dalla Bosnia (dal
1993), terremoti di Umbria-Marche (1997), del Molise (2002), de
L’Aquila (2009), dell’Emilia Romagna (2012), di Amatrice e Italia
Centrale (2016-2017). Dal 2011 in prima fila nell’Emergenza
migranti a Lampedusa e Mineo; dal 2017 inserite nel Progetto
PASSIM (Primissima Assistenza e Soccorso Sanitario In Mare) in
collaborazione con i Ministeri dell’Interno, Salute e Difesa sotto
la direzione della Marina Militare. Inoltre, Corpo Infermiere
ha partecipato, nell'ultimo ventennio, anche a emergenze
internazionali, inviando le Sorelle negli Ospedali Militari delle
Forze Multinazionali che hanno operato in varie zone del Mondo.
Dalla prima esperienza del Libano sono state presenti in Somalia
(dove ha trovato la morte la giovane Sorella Cristina Luinetti),
Mozambico, Turchia, Bosnia, Albania, Kosovo, Iraq, Hebron e Kabul
con le forze ONU, Giordania, Medio Oriente, Pakistan e Sud Est
Asiatico.
Con la Legge 25 giugno 1985, n. 342, il
Presidente della Repubblica ha concesso l'uso della bandiera
nazionale al Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI, per gli
alti meriti civili e militari resi alla nazione, pluridecorata.
IL CORPO OGGI Il Corpo delle Infermiere Volontarie, già
disciplinato dal Regio Decreto del 1942, dal 2010 è regolamentato
da un Decreto del Presidente della Repubblica. Così come il Corpo
Militare della CRI, è Ausiliario delle FF.AA., cioè collabora e
supporta le FF.AA. in attività ordinarie e operative. Dopo un
corso biennale teorico-pratico, secondo programmi approvati dal
Ministero della Sanità e della Difesa, e successive possibilità di
specializzazione a fianco delle FF.AA. o all’interno della Croce
Rossa, le Infermiere Volontarie sono oggi presenti, ove richieste
e necessarie, in ogni settore della vita civile; fanno parte di
diritto del personale mobilitabile della Protezione Civile e delle
Forze Armate. Sono attivate in occasione di calamità nazionali e
internazionali e partecipano alle missioni di pace, a fianco delle
Forze Armate e della CRI. Sono destinate a prestare servizio di
assistenza e conforto agli infermi nelle unità sanitarie
territoriali e mobili della Croce Rossa Italiana o delle Forze
Armate; nella difesa civile e sanitaria delle popolazioni; nei
soccorsi alle popolazioni in caso di epidemie e pubbliche
calamità; nel campo igienico-sanitario e assistenziale in genere,
nella profilassi delle malattie infettive, nell'assistenza
sanitaria e nella divulgazione e formazione dell'educazione
sanitaria e del Diritto Internazionale Umanitario a favore della
popolazione e del personale delle FF.AA. Il servizio prestato
dalle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana è gratuito.
Quella dell’Infermiera Volontaria non è una professione, ma
una scelta di vita per la quale occorre una vera e propria
vocazione al di sopra di ogni interesse personale. Colei che
sceglie di diventare Infermiera Volontaria dovrà avere ben chiaro
e definito ciò che il Corpo si aspetta da lei e con quale spirito
dovrà vivere la propria scelta. È una scelta etica legata alla
sensibilità, alla consapevolezza, alle proprie convinzioni.
Ancora oggi, a oltre un secolo dalla scomparsa di Florence
Nightingale, in occasione della consegna dei diplomi alle nuove
Infermiere Volontarie CRI viene celebrata la Cerimonia della
Lampada, con il passaggio di una lanterna accesa, simbolo della
“Luce”, del sacrificio, dell’abnegazione e dello spirito di
servizio, dalle Infermiere Volontarie alle neo diplomate. Una
tradizione lunga oltre 100 anni, durante i quali è rimasto
immutato l’impegno quotidiano per coloro che necessitano di cure,
secondo il motto delle Infermiere Volontarie CRI “Ama, Conforta,
Lavora, Salva”.
Da quel lontano giorno in cui Florence
Nightingale ebbe la nobile ispirazione di raccogliere intorno alla
sua iniziativa umanitaria un gruppo di volonterose che si
dedicassero alla cura dei bisognosi, molte cose sono cambiate nel
campo infermieristico e anche nel Corpo delle Infermiere
Volontarie. Oggi, operare in ambito sanitario significa
possedere cognizioni altamente specialistiche e attitudini
psico-fisiche, requisiti indispensabili per qualificare
professionalmente un’infermiera, ma soprattutto la spinta verso la
solidarietà umana che è insita nella scelta iniziale. Sono i
valori morali, civili, sociali e individuali che hanno tenuto in
vita e dato un senso all’esistenza del Corpo per quasi un secolo e
che hanno sorretto l’opera di chi ci ha preceduto, talvolta fino
all’estremo sacrificio. L’Infermiera Volontaria non sceglie un
“lavoro”, sceglie un’idea, non sceglie una “professione”, sceglie
un servizio, non sceglie per “avere” ma per dare. L’oleografia
e la letteratura tradizionali hanno rappresentato la
“crocerossina” nell’immaginario collettivo, come l’angelo della
corsia, l’eroina in pectore, di solito giovane, bella, vittima dei
propri slanci umanitari, nobile d’animo e di origini. Tutto ciò
è letteratura da romanzo rosa o è stato vero molto raramente, ma
ha contribuito a dare dell’Infermiera Volontaria un’immagine
cristallizzata, romantica, un’immagine da superare, ma non da
ripudiare. La tradizione è il nostro passato, la nostra storia; ci
appartiene anche se non l’abbiamo direttamente vissuta, è parte di
noi perché noi siamo parte del Corpo. La “poesia” cede il posto
alla professionalità, alle conoscenze tecniche, alla competenza,
all’operatività: questo ci chiede la società attuale e il nostro
impegno è saper dare riscontro a queste esigenze.
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